“La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti.” Albert Einstein
Può capitare a chiunque che le (già) poche e rassicuranti certezze che si hanno nella vita vengano meno da un giorno all’altro e capiti di doversi “riprogrammare” e adattare a una nuova circostanza imprevista e comunque da affrontare. È quello che è successo al protagonista di questa storia che, improvvisamente, si è ritrovato ad abbandonare il confort dell’auto per mettersi in sella a una bicicletta e percorrere tutti i tragitti giornalieri che prevedevano: casa-lavoro, casa-asilo bimbo, casa-commissioni, casa-qualsiasi posto, sulle due ruote.
Vivere in un piccolo borgo della provincia italiana e doversi muovere in bicicletta non è così semplice, ci si rende conto che le distanze che abitualmente venivano percorse in automobile magicamente si duplicano e insieme ad esse anche la fatica, il sudore e il tempo. Nel corso di questo biennio, c’è stata anche un’evoluzione nel modello di bicicletta, dalla classica bici della domenica, ricevuta in regalo in tempi non sospetti, il nostro ciclista “obbligato” si è buttato su un modello tipo mountain bike, più resistente alle buche e dalle prestazioni sicuramente migliori grazie al cambio marce e alla tenuta su strada (anche bagnata) e cogliendo un’occasione al volo è stata acquistata anche una bici da corsa Bottecchia per massimizzare gli sforzi e ridurre i tempi di percorrenza. Un’evoluzione nel mezzo ma anche nella tenuta fisica e nella velocità di pedalata.
In 2 anni è stata percorsa una distanza pari allo spazio che separa l’Italia dal Sudafrica, 8.000 chilometri, 16 i chili persi, 10 le camere d’aria cambiate, 3 le bici usurate, 1.400 i kg di Co2 evitata.
Anche abbigliamento e accessori nel corso di questi due anni si sono andati professionalizzando, uno zaino, un pantalone anti-pioggia, un Ipod per ascoltare una delle stazioni radio più bike friendly: Radio Deejay che, con Linus e Nikki, fanno del vivere green una filosofia di vita e un proclama di libertà ed ecologia. Si scopre così che, se si vivesse in una grande città come Milano il bike sharing verrebbe in aiuto (non da poco) permettendo di percorrere gratuitamente tutta la città in lungo e largo, grazie a servizi come Mobike e Ofo.
Peccato che la realtà in cui vive il nostro ciclista non gli permette di usufruire di questi servizi, così passano i due anni più complicati della sua vita – non solo per lui ovviamente, ma anche per chi è costretto a fargli un po’ da chaperon o NCC. Per fortuna il “periodo no auto” è passato e per tirare qualche somma in due anni è stata percorsa più o meno una distanza pari allo spazio che separa l’Italia dal Sudafrica (circa 8.000 chilometri), 16 i chili persi, 10 le camere d’aria cambiate, 3 le bici usurate, 1.400 i kg di Co2 evitata.
Oggi che non è più un obbligo usare la bici, è rimasta una passione e una forma di anti-stress, così capita ancora, specie nelle belle giornate, di sentire la necessità di cavalcare le due ruote per una passeggiata o anche solo per non perdere quella pedalata rapida acquisita nel biennio senza auto: difficile cancellare quella che è diventata una buona abitudine di vita.