La sfida di far nascere CarrerBikes è stata emozione pura.


Attilio e Renato Perin, sono i maestri d’ascia
 che hanno accettato la sfida di aprire le porte del loro cantiere al talento creativo di Gianni Carrer, tanto stravagante da voler mettere su strada delle biciclette con un telaio in legno. L’idea non è nuova e non è nemmeno italiana. E allora la differenza dov’è?

Con poche parole cercheremo di spiegare, questa diversità e unicità delle CarrerBikes.


L’Italia è la terra di origine e il centro delle biciclette CarrerBikes. Tutta la produzione del marchio è concentrata tra due province Venezia e Udine e due Regioni, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, luoghi di mare e tradizioni marinare. Le biciclette nascono in un un cantiere nautico, brulicante di gente, progetti, barche. Qui vengono realizzati i telai, arriva la componentistica e le biciclette vengono assemblate, una ad una. C’è molta manualità, molta esperienza, molto talento. C’è la voglia di recuperare una grande tradizione italiana di artigianato e buon gusto, ma senza eccedere. Se le selle valutate migliori, per qualità e bellezza, sono le inglesi Brooks (che guarda a caso hanno proprietà italiana!) si scelgono, e sono quelle ad essere montate, insieme al portaoggetti en pendant, sulle CarrerBikes.

Il nostro cantiere è un’azienda artigiana dove il valore è dato dalle persone: è solo dall’unione di ingegno, manualità, competenza che le biciclette prendono forma.

Il cantiere ha odore di legno, vernici. Gli operai in tuta blu qui costruiscono barche, grandi e piccole. Barche in legno, ognuna con una storia. In altra occasione racconteremo la storia di Finisterre barca in legno di 60 anni unica al mondo, il cui nome è un simbolo: nel Medioevo si pensava che lì finisse la terra conosciuta; la costruzione di Ariadimare, barca in legno di 16 mt, costata un anno e mezzo di lavoro o la ristrutturazione di Suavecito, che aveva scafo in cedro del Libano, lasciato a Trieste dagli americani dopo la seconda guerra.

Per CarrerBikes tutto è partito dal legno. E dall’abilità dell’uomo. Cercando e sperimentando, per identificare i legni che “funzionano” meglio, per scegliere le essenze più adatte. “Era necessario vedere come i legni reagiscono nel tempo e alle varie sollecitazioni: capire quali “lavorano” e quali “stanno fermi”spiega Renato Perin. D’altronde, il legno è materia viva. Poi c’era anche la scelta dei colori. In cantiere si confrontano tonalità e venature, si provano cere e vernici. Wengè bicolore, il frassino lavorato con l’acido x togliere il colore giallo, l’olmo, il rovere, Ebiara, iroko e mogano. Legni locali e esotici, tutti lavorati a mano. Un pezzo di legno diventa un telaio “vero”, supera i test previsti e rende la bicicletta un oggetto di design bello e funzionale, da conservare e tramandare.


Ma perché in legno? “Il telaio in legno rende la pedalata morbida e confortevole, grazie alle caratteristiche intrinseche del materiale, che interrompono le vibrazioni trasmesse dalla strada alle ruote. Poi, un telaio in legno è irripetibile: la dimensione di un nodo, il colore di una venatura sono elementi che lo impreziosiscono, rendendolo assolutamente originale”. A dirlo è Gianni, inventore delle CarrerBikes.

Vi abbiamo convinti a provare una CarrerBike?

Anna Romanin
Staff-Carrer